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Tutti i nostri polli sono alimentati con mangimi di alta
qualità prodotti in Italia in mangimifici convenzionati e
controllati. I componenti del mangime sono: - per il 95% circa
mais, soia e grano che danno la componente nutrizionale e
proteica - per il 5% circa vitamine e sali minerali necessari
ad un armonico sviluppo dell'animale nella crescita.
N.B. : Da due anni in Italia è assolutamente vietato
l'utilizzo delle farine di carne nella composizione dei
mangimi di qualunque animale (ricordiamoci comunque che il
pollo è un animale ruspante e quindi onnivoro, non un
"vegetariano") |
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Spesso si insinua che negli allevamenti avicoli si
faccia uso di estrogeni o promotori della crescita per
ottenere risultati più apprezzabili in minor tempo. La nostra
azienda non utilizza estrogeni nei propri allevamenti, primo
perché sono vietati e secondo perché non sono assolutamente
ripaganti in termini economici in quanto il ciclo di vita ed
il peso per capo sono così contenuti da non consentire
l'ammortamento della spesa. |
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Anche i polli, come tutti gli animali e gli uomini, si
ammalano e per curarli talvolta è necessaria la
somministrazione di farmaci di natura antibiotica (soprattutto
per malattie alle vie respiratorie). Le cure prestate sono
comunque svolte sotto stretto controllo medico a cura delle
ASL competenti; i farmaci utilizzati possono essere acquistati
solo dietro prescrizione medica ed annotati su un apposito
registro tenuto in ogni allevamento detto appunto
"registro dei trattamenti" vidimato dalle ASL
competenti. Ogni trattamento, onde evitare che le carni
portino residui dei farmaci utilizzati, va obbligatoriamente
sospeso tre giorni prima del carico per la macellazione. |
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Contrariamente a quanto molti pensano i polli non sono
allevati in batteria (cioè in gabbia) bensì a terra. In
Italia l'allevamento in batteria è vietato ormai da molti
anni; le gabbie sono utilizzate esclusivamente come sistema di
trasporto dall'allevamento al macello. Quelli che la Tv ci
mostra in gabbia non sono polli, bensì galline ovaiole
(infatti hanno il piumaggio rosso anziché bianco); esse, nel
periodo della deposizione, provvedono alla cova e quindi non
hanno necessità di deambulare quindi vengono tenute in
apposite gabbie che facilitano altresì la raccolta delle
uova. |
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I polli vengono allevati in capannoni climatizzati
(scaldati in inverno e rinfrescati in estate) il cui fondo (la
lettiera) è costituito da lolla di riso, trucioli o paglia.
All'interno dei capannoni sono poste le mangiatoie e gli
abbeveratoi ai quali gli animali si possono recare a
piacimento. Qui essi restano con una densità di circa 10 capi
al metro per circa 60 giorni dopo i quali, essendo raggiunta
la maturazione ( e per tale si intende che i polli non
incrementano più il loro peso bensì invecchiano con
conseguente indurimento delle carni al consumo), vengono
caricati in gabbie con le quali vengono trasportati al
macello. |
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Naturalmente dall'Italia! Non si tratta di una
affermazione di principio, ma di logica. Innanzitutto perché
l'Italia è autosufficiente nella produzione di carni avicole,
anzi, è addirittura un paese esportatore; non si vede quindi
perché dovrebbe importarne da altri paesi. In secondo luogo
se si parla di carne fresca bisogna sapere che la durata (shelf
life) della carne avicola, a differenza di altre, è molto
breve ed ammonta a circa una settimana; cioè da quando il
capo viene macellato a quando può essere consumato senza che
le proprie caratteristiche subiscano alterazioni tali da non
renderlo più commestibile non devono passare più di 7
giorni. Questo a condizione che non si interrompa la catena
del freddo (se nostra moglie dopo aver fatto compere lascia la
borsa in macchina e va dal parrucchiere la durata del prodotto
certamente subirà una drastica riduzione!). Se si considerano
i tempi necessari alla consegna del prodotto ai centri di
smistamento della G.D. ovvero ai grossisti, quelli necessari
alla distribuzione dello stesso ai punti vendita nonché il
tempo necessario a smerciare il prodotto, appare evidente che
2/3 giorni se ne sono già andati e quindi se a questi ne
sommassimo altri 2/3 necessari alle operazioni di spedizione,
trasporto, sdoganamento, consegna ecc. ecc. il prodotto fresco
posto in vendita non avrebbe più una vita residua sufficiente
a renderlo consumabile e quindi vendibile. Da quanto sopra
esposto è chiaro quindi che se si acquista carne fresca la
carne è italiana. Naturalmente diverso è per i prodotti
surgelati o precotti. Dal 17/10/05 comunque per tutte le carni
avicole ed i derivati è d'obbligo l'indicazione in etichetta
della provenienza. |
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Anche in questo campo molte inesattezze sono state
dette dai media. L'influenza dei polli è un virus come quello
che fa venire l'influenza all'uomo, solo che è un virus che
si è adattato per svilupparsi all'organismo dei polli e ne
cagiona la morte; il timore prospettato dai media è che il
virus muti ed "impari" sistematicamente ad aggredire
l'uomo, cosa per ora non ancora avvenuta.
In verità il grosso guaio quando un pollo si prende questo
tipo di influenza è che la attacca a tutti gli altri presenti
nell'allevamento e, cosa ancora peggiore, che per varie
possibilità di trasmissione (principalmente uccelli,
roditori, vento ecc.) il virus può trasferirsi negli
allevamenti limitrofi fino ad allargarsi a macchia d'olio
falcidiando la produzione avicola di intere zone, province
addirittura regioni con ovvi danni economici. E' quindi per
scongiurare l'ipotesi di pandemia influenzale nei polli che
laddove si riscontra il virus è ritenuto opportuno (e più
economico) abbattere gli animali presenti in allevamento e
sotterrarli in loco anziché mettere a repentaglio l'intera
produzione avicola. |
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Certo che no, il pericolo per l'uomo eventualmente ci sarebbe in caso di
contatto con animali vivi (con ogni tipo di volatile quindi,
non solo coi polli), non col consumo delle loro carni cotte.
Poiché il trattamento termico dei cibi ottenuto con la
cottura oltre i 60° fa morire ogni tipo di batterio o Virus e
poiché la carne di pollo non viene mai consumata cruda va da
sé che non si corrono pericoli. Inoltre i polli destinati ai
macelli riconosciuti CEE possono lasciare l'allevamento solo
se il Veterinario Ufficiale dell'ASL locale, responsabile del
Registro dei trattamenti tenuto in allevamento, ne certifica
la sanità. Tale certificato accompagna i capi unitamente al D.d.T.
e viene verificato all'arrivo in macello dall'Ufficiale
Sanitario presente in loco. |
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Forse. Certamente rispetto ad uno "industriale"
è molto meno controllato sia nel suo ciclo alimentare che
vitale che nelle fasi di macellazione e conservazione.
Inoltre, trattandosi generalmente di animali più anziani, le
loro carni sono più scure e meno tenere di quelle cui siamo
abituati e quindi necessitano di alcuni accorgimenti come una
maggior "frollatura" e tempi di cottura maggiori per
ottenere risultati apprezzabili, diversamente diventano
immangiabili.
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